Annullamento dei matrimoni, numeri in crescita in Campania

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Una relazione dettagliata e puntuale, quella di monsignor Erasmo Napolitano, vicario giudiziale, pronunciata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale alla quale ha fatto seguito la prolusione di don Ettore Signorile, vicario del Tribunale ecclesiastico piemontese. Cifre, auspici e considerazioni sullo stato di salute, in verità piuttosto precario, dei matrimoni in Campania e sul numero sempre crescente di richieste di nullità, una procedura che, quando va a buon fine, permette alle (ex) coppie di sposarsi di nuovo in chiesa.

Da qui una serie di dati che confermano l’aumento dei processi canonici con circa il quaranta per cento di richieste in più. Che in pratica vuol dire 205 nuove cause incardinate contro le 148 dell’anno precedente. E il trend continua a essere in crescita se – come dice il vicario giudiziale della Campania – solo nei primi mesi di quest’anno ne sono già state avviate 65. E se da un lato le cause diventano sempre di più, dall’altro, con grande soddisfazione di monsignor Napolitano, si riduce il numero di quelle pendenti (358 nel 2015, meno 16,5 per cento rispetto alle 417 del 2014).

“Per quanto riguarda invece la nostra attività di Tribunale d’appello – aggiunge il presidente – attualmente non abbiamo cause pendenti se non quelle rinviate, prima della riforma, all’esame ordinario e che sono ancora in corso”.
Ed è proprio il vicario, nel suo intervento, a sottolineare gli effetti che su tutto questo ha avuto la riforma del processo canonico di nullità matrimoniale voluta da Papa Bergoglio nell’agosto 2015 con la lettera apostolica “Mitis Iudex Dominus Iesus”.

“Su tutti – ha detto monsignor Napolitano – la possibilità per le singole diocesi di costituire nuovi tribunali ecclesiastici, modificando la composizione dei tre tribunali esistenti in Campania”. Tant’è che le diocesi di Alife-Caiazzo, Teano-Calci e Sessa Aurunca hanno costituito un proprio Tribunale mentre in quello regionale campano restano, oltre alla diocesi di Napoli, quelle di Capua, Caserta, Aversa, Acerra, Nola, Sorrento-Castellammare, Ischia, Pozzuoli e la prelatura di Pompei.

Una ristrutturazione organizzativa che suscita non poca preoccupazione per il mantenimento dei posti di lavoro dei diciassette dipendenti del Tribunale ecclesiastico. A lanciare l’allarme proprio il cardinale Crescenzio Sepe presente alla celebrazione, ieri mattina, nella sala multimediale della Curia arcivescovile di largo Donnaregina. “Vogliamo mantenere questi livelli occupazionali anche se prima servivamo più regioni ecclesiastiche – spiega l’arcivescovo di Napoli – nonostante la costituzione dei Tribunali diocesani e interdiocesani siamo ugualmente intenzionati a conservare i posti di lavoro”.

A questo proposito Crescenzio Sepe si rivolge agli avvocati e chiede di applicare maggior rigore quando si tratta di fare riferimento a un tribunale piuttosto che a un altro, evitando – dice – di “fare shopping” evidentemente privilegiando le sedi dove si immagina di avere accesso con maggiore facilità.

Avvocati e operatori, dunque. Ed è proprio a questi ultimi che Erasmo Napolitano si rivolge a conclusione del suo intervento. Una vera e propria esortazione che sa di ramanzina, o meglio, come lui lo definisce: “un accorato invito” che il vicario rivolge loro utilizzando le parole di Papa Francesco durante l’allocuzione al Tribunale apostolico della Rota romana nel gennaio 2015: “Vorrei dunque esortarvi a un accresciuto e appassionato impegno del vostro ministero affinché non risparmiate tempo e energie nella trattazione delle cause”.

E poi aggiunge: “È fuori dubbio che una maggiore velocizzazione nella trattazione delle cause, è favorita dalla approfondita conoscenza della normativa processuale canonica, dalla sua retta applicazione e dalla coscienza dei Ministri di giustizia chiamati a operare con scienza e coscienza, senza dimenticare che il loro attardarsi nella trattazione e nella decisione dei processi provoca sconforto e disagio nei fedeli che ricorrono”.

di Maria Chiara Aulisio da Il Mattino

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