SORRENTO. Sono sette le persone indagate a Castellammare dai carabinieri e coinvolte, a vario titolo, nel giro di spaccio di sostanze stupefacenti.
La droga partiva dai Monti Lattari, precisamente da Lettere, via Creta, lo stesso posto dove, il 19 agosto scorso, un’autobomba ha ferito gravemente due persone. Ovvero due cugini di uno degli indagati fermato ieri dai militari: Giuseppe Comentale di 29 anni. Era lui, secondo l’accusa, il “grossista” del giro. Insieme a Comentale sono finiti in carcere Cataldo Genovese detto “Dino” di 52 anni e Michele Napodano di 25 anni: i due gestivano nello specifico i traffici di droga attraverso una rete di pusher e clientela più che consolidata in penisola sorrentina.
Napodano, inoltre, è il cugino di Michele D’Alessandro, discendente diretto dell’omonimo defunto boss della cosca di Scanzano, arrestato a Casoria poiché responsabile di estorsione. Le altre quattro persone destinatarie di misura cautelare dell’obbligo di firma sono Antonio Cesarano di 29 anni; Gennaro Fraddanno di 40 anni; Domenico Rispoli di 41 anni; Mario Irto di 45 anni. L’inchiesta prende vita nel giugno del 2011 quando i militari, informati da una fonte confidenziale, iniziano a monitorare una piazza di spaccio del rione “San Marco” di Castellammare. Un giro gestito da Genovese, ricostruito attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, e caratterizzato dall’utilizzo di linguaggio cifrato per le ordinazioni di droga e dalla riduzione al minimo indispensabile dei contatti telefonici. Accade così che Genovese si vede richiedere una, due o più “magliette” quando riceve l’ordinazione dal 40enne Fraddanno, pusher di riferimento di Vico Equense. In altre intercettazioni, si legge di torte, pizze, stuzzicadenti e vino rosso “di quello buono però”.
Rispoli, invece, era il contatto di Genovese a Positano, parla di “pezzi di ricambio” dopo aver constatato che “la macchina piace”. Pezzi/cannabis più costosi del solito poiché Genovese, che recapita la droga direttamente in costiera amalfitana, vuole ammortizzare le spese ed il rischio di trasportarla fin lì. A gestire un giro di droga “parallelo” ma mai in contrasto con Genovese, è il giovane Napodano. Stesso grossista, stessa merce, stesso modus operandi, altri clienti. Tra il 29enne, che lavora presso la pescheria di suo cugino Michele D’Alessandro, e Genovese ci sono frequenti contatti. Ma è un giro che ha calamitato l’attenzione delle forze dell’ordine. Napodano, infatti, in un’occasione ordina al suo grossista diversi “biglietti”: marijuana che sarebbe servita a Napodano per lo spaccio durante un incontro di calcio della Juve Stabia. Infine, c’è Comentale. “È colui che – si legge negli atti – coltiva o comunque si procura partite di droga di non trascurabili dimensioni”. La sua casa era protetta da un sistema di videosorveglianza. Ciò che è certo è che l’abitazione di Comentale a Lettere, in via Creta, era il punto di riferimento di Genovese e di Napodano. Resta da accertare se il giro di marijuana è collegato all’attentato di stile mafioso di cui sono stati vittime i suoi due cugini.
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