Un piccolo di gheppio salvato a Sorrento

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SORRENTO. Era apparso la mattinata di sabato 6 giugno dietro le cabine dello stabilimento dei Bagni Salvatore a Marina Piccola di Sorrento, attirando l’attenzione di mamme e bambini che frequentavano lo stabilimento nel fine settimana. Immediata è scattata la segnalazione ai volontari del Wwf Terre del Tirreno.

Si tratta di un pullus di gheppio (Falco tinnunculus) di circa due settimane di vita presumibilmente caduto dal nido, posto in alto sulla falesia, a seguito dei fenomeni metereologici avversi del giorno precedente. Si è pensato di collocare il piccolo rapace su di uno sperone alla base del costone tufaceo, tenendolo in osservazione, nella speranza che i genitori continuassero ad accudirlo. Ma avendo accertato che non veniva alimentato, a causa del disturbo nel sito rappresentato dai numerosi bagnanti, nel pomeriggio di domenica 7 giugno si è deciso di recuperarlo con i volontari del Wwf.

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L’esemplare, in buone condizioni, era affamato e richiedeva con rumorosa insistenza il cibo spalancando il becco. Dopo una prima visita l’animale è stato idratato e alimentato con pezzetti di carne bianca. Poi la consegna all’Asl Veterinaria di Piano di Sorrento, come da prassi, e il viaggio verso Napoli al Centro Recupero Fauna Selvatica del Frullone, dove è stato affidato ai veterinari esperti in attesa dello svezzamento in voliera e della sua futura liberazione in natura.

“La storia è a lieto fine – racconta Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – ma deve farci comprendere come raccogliere un piccolo di uccello può non essere sempre utile per la sua salute. Spesso si ignora che sottrarre un giovane animale, talvolta solo apparentemente in pericolo o abbandonato, alle cure dei genitori nella delicata fase dell’apprendimento è la cosa peggiore che si possa fare, anche se il nostro istinto, in buona fede, ci porta quasi sempre a farlo.

È facile, per lo più nel periodo di primavera avanzata ma anche in estate, di imbattersi in cuccioli di animali, soprattutto nidiacei in primavera o sub-adulti in estate, ad esempio giovani gabbiani. Il fatto che il più delle volte essi rimangano immobili mentre li osserviamo o si facciano prendere con facilità, non vuol dire assolutamente che hanno bisogno del nostro aiuto. Se stanno immobili è perchè l’unica arma di difesa efficace che hanno è quella di non farsi notare e mimetizzarsi in natura.

Accade infatti che i piccoli, appena cominciano a sviluppare le prime penne delle ali, abbandonino il nido senza essere ancora provetti volatori. Fuori il mondo è pieno di insidie ed avversità. Ma è proprio questa la fase più delicata per la loro sopravvivenza futura. Raccogliere un giovane nidiaceo in questa fase potrebbe significare strapparlo alle cure dei genitori che invece li accompagneranno volata dopo volata verso l’autonomia. I nidiacei portati via e cresciuti in cattività avranno poi difficoltà a sopravvivere in natura se liberati. Inoltre potrebbero sviluppare il fenomeno dell’imprinting nei confronti dell’umano, pregiudicandone così il futuro.

Quindi il suggerimento che diamo se ci si imbatte in un giovane animale è di osservarlo attentamente e, se non presenta ferite, fratture o comportamenti anomali, di lasciarlo dov’è (ad eccezione dei giovani rondoni che una volta caduti non riescono a riprendere il volo, ai piccoli di pipistrello e ad altri casi) limitandoci a spostarlo dalla strada, adagiandolo in un luogo più tranquillo nei paraggi e contattando il Wwf per ulteriori consigli.

Nel caso del giovane rapace il sito “solitario”, che i genitori gheppi avevano scelto per nidificare durante il lockdown, si è all’improvviso affollato di umani con la riapertura degli stabilimenti balneari. Questa circostanza unita all’involo prematuro del pullus, causato dal forte vento e dal temporale, avrebbe messo a repentaglio il destino del piccolo se non si fosse intervenuti in soccorso”.

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