Si è aperta la caccia ai maremmani del Faito

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Il blitz dell’Asl richiesto dal sindaco di Vico Equense per catturare i cani pastori maremmani del Monte Faito ha suscitato non poche polemiche tra cittadini, animalisti e ambientalisti. Tirato in ballo anche il Wwf Terre del Tirreno, da sempre attivo e presente sul territorio dei Monti Lattari, che aveva aspramente criticato un articolo dal titolo allarmistico apparso su una testata on-line con foto di repertorio, che nulla c’entravano coi fatti narrati, utilizzate per fare audience e attirare l’attenzione sulla pericolosità dei cani.

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“La cosa che assolutamente appare biasimabile e su cui ho espresso pubblicamente la nostra critica – dichiara il presidente del Wwf Terre del Tirreno Claudio d’Esposito – è la facilità e leggerezza con cui a mezzo stampa qualcuno ha lanciato “allarmi” e creato panico in modo strumentale. Con l’associazione che rappresento abbiamo l’abitudine di lavorare con dati, documenti e con scientificità sui problemi. Nel caso dei maremmani del Faito avevamo per tempo intuito e temuto che quei cani “davano fastidio” a qualcuno. Postare su testate on- line foto con cani rabbiosi e bava alla bocca (che nulla hanno a che fare con i maremmani del Faito) a supporto di articoli allarmanti e sensazionalistici dal titolo “randagi accerchiano una famiglia poteva essere una tragedia salvi grazie al sangue freddo” e roba simile, non è corretto e non fa bene alla causa dei cani randagi (e non solo) soprattutto nell’epoca dei social dove è facile “influenzare” le masse.

Inoltre non dà il quadro esatto della realtà. A ben leggere l’articolo in questione infatti si deduce che “uno dei cani avrebbe superato e bloccato una signora che aveva una cagnolina in braccio e dopo averla annusata non la ha aggredita ed è andato via”. Insomma tanta paura da parte di chi ha avuto paura, ma nulla è successo. È davvero il caso di farne un pezzo giornalistico? In alcune località d’Italia sta tornando di moda l’allarme “al lupo al lupo”. Che facciamo in mancanza di tale splendido animale sui nostri monti ci adattiamo a gridare “al maremmano al maremmano”? Gli articoli allarmistici e strumentali non servono di certo alla soluzione dei problemi se non per alimentare paura e fobia contro i cani randagi.

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Grazie al nucleo di guardie volontarie il Wwf Italia svolge periodicamente controlli dei cani all’anagrafe canina e dei microchip obbligatori. Non è statutariamente previsto dall’associazione Wwf interessarsi di fauna domestica, ma non possiamo non dare il nostro contributo fattivo per il fenomeno del randagismo, nè possiamo tacere su situazioni di maltrattamento di animali. Ci sono tante altre benemerite associazioni animaliste e veterinari, che si occupano con passione e competenza di cani e gatti sostituendosi ai comuni assenti e latitanti, non ascoltarle e metterle all’angolo è un comportamento miope e biasimabile da parte dei pubblici amministratori. Mi sembra che le proposte, anche valide, ci siano state, ma mai prese in considerazione. Come mai?

Personalmente nelle numerose escursioni nei boschi del Faito ho incontrato quei cani tante volte nell’ultimo decennio. A volte mi hanno abbaiato contro, ma mai si sono dimostrati aggressivi. È assolutamente normale che un gruppo di cani randagi abbai agli estranei sul proprio territorio. Andrebbe piuttosto spiegato ai tanti “escursionisti della domenica” che la montagna ha le sue “regole”: andrebbe insegnato a costoro come comportarsi, non solo con i cani ma anche con i serpenti, le volpi, le api, i calabroni, i cinghiali, i funghi, i bracconieri armati e altri “pericoli” simili. Invece di rinchiudere quei poveri cani in canile andrebbe attuato un serio piano di sterilizzazione, non solo per i randagi ma obbligando pure i pastori e i tanti cacciatori (che girano armati e impuniti nel cuore del Parco dei Monti Lattari) a sterilizzare i loro cani. Solo così ci saranno meno randagi.

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Ritengo che l’operazione/blitz del Faito di cattura dei poveri cani (anticipata dal clamore allarmistico creato dai mass-media) avrebbe richiesto un coinvolgimento dei tanti attori e protagonisti “pro-animali” e non solo di quelli “pro-Faito”. Non è, infine, mia intenzione entrare nel merito delle liti o antipatie tra i vari soggetti istituzionali e coloro che si occupano del randagismo, nè si hanno elementi concreti per valutare le pesanti accuse che girano in rete sulla gestione (a titolo oneroso) dei cani presi in cura da privati, associazioni o canili. Con l’associazione che rappresento, che è stata compulsata da tantissime persone, cercheremo di accedere a dati e documenti per comprendere gli accadimenti e cercare la verità. Francamente non so cosa e chi ci sia dietro la tanto pubblicizzata “rinascita del Faito”, ma sono convinto che il Faito può rinascere anche con i suoi bellissimi maremmani che potrebbero essere degli alleati e un’attrattiva: alla stregua dell’atteso e promesso Villaggio Avventura o della Gardaland dei boschi, sarebbe bello pensare all’Oasi dei Maremmani del Monte Faito come qualcuno ha già proposto.

Il Wwf da anni promuove l’utilizzo di tali splendidi pastori maremmani sui territori montani, proprio tra allevatori e contadini, come i migliori antagonisti del lupo, per la loro attitudine fiera e combattiva che insieme alla grande stazza lo rende ideale per proteggere le greggi. È proprio l’istinto di questi cani che li rende così speciali e così vicini al loro antagonista per antonomasia, il lupo. Come lui, hanno una forte componente istintuale-intuitiva ed allo stesso modo, così come i lupi, seguono una strategia d’attacco, i cani da gregge creano una strategia di difesa. Questo li rende così affidabili e insostituibili.

Ma è chiaro che c’è chi non vuole più quei cani liberi sulla montagna e oggi ne sottolinea il pericolo. A dirla tutta fino ad oggi è stato solo l’uomo a recare danni al Faito (piromani, taglialegna, bracconieri, abusivisti, trafficanti di rifiuti, ecc.) e francamente, a parte per gli incendi, non ricordo sui fenomeni citati un analogo allarmismo. C’è solo da augurarsi che l’acceso dibattito suscitato possa giovare, in futuro, alla causa dei poveri amici randagi”.

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