Sentenza del Tar su Marina della Lobra, intervento del Wwf

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MASSA LUBRENSE. In merito alla sentenza del Tar Campania che ha rigettato il ricorso della Marina Lobra srl, la società che avrebbe dovuto curare il restyling dell’area portuale di Massa Lubrense, riceviamo e pubblichiamo la nota del Wwf Terre del Tirreno:

Con la recentissima sentenza del Tar che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dalla società Marina Lobra srl sfuma anche l’ultimo estremo tentativo di trasformazione del borgo di Marina della Lobra a Massa Lubrense.

Il Wwf aveva seguito dal suo nascere la complessa vicenda del porto di Marina Lobra, convinto che il progetto, spacciato come “riqualificazione” di uno storico borgo, di fatto, avrebbe concorso alla cementificazione e allo stravolgimento di un angolo di paesaggio e delle sue peculiarità storiche e ambientali.

“Si parlava di ristrutturazione dell’area portuale – racconta Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – ma concretamente il progetto prevedeva una colata di cemento che non avrebbe risparmiato le spiagge superstiti ed un limoneto di 3000 metri quadrati per realizzare l’ennesimo mega parcheggio interrato, il tutto all’interno del Parco marino di Punta Campanella, in un sito di Interesse Comunitario e in area sottoposta a vincolo paesaggistico, archeologico ed idrogeologico. Per tali motivazioni la nostra associazione si era fermamente opposta al progetto sin dall’inizio”.

Già nel gennaio 2013 il Wwf, assieme ad Italia Nostra ed al Comitato Civico in difesa di Marina Lobra, aveva presentato un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica.

Successivamente arrivò un’interrogazione parlamentare del Movimento Cinque Stelle a firma di Roberto Fico. Infine il Consiglio di Stato, respingendo le richieste del Comune ed accogliendo le richieste dell’Autorità di Bacino del Sarno, che aveva inizialmente espresso parere non favorevole al progetto ritenuto non compatibile dal punto di vista idrogeologico, in un’area definita a rischio dal Piano di Stralcio della medesima Autorità, nella sentenza del 5 marzo 2014 sancì, senza se e senza ma, che il porto di Marina della Lobra, così come progettato, non si poteva fare.

Il Comune, amministrato a quei tempi dal sindaco Leone Gargiulo, aveva sostenuto che il parere negativo inviato via fax dall’Autorità competente non valeva, ma la sentenza del Consiglio di Stato chiarì come il Comune di Massa Lubrense giammai poteva ignorare il parere ostativo dell’Autorità di Bacino, unico organismo preposto a giudicare la sussistenza dei requisiti di compatibilità idrogeologica.

Purtuttavia con la determinazione n.50/2014 del 31/07/2014 (a firma degli Architetti Michele Maresca e Luigi Mollo – Responsabile del Procedimento e Responsabile del Servizio) il Comune approvò un “progetto stralcio” presentato dalla società Marina Lobra Srl. e, con parere favorevole dell’Autorità di Bacino della Campania limitatamente alle opere ricadenti “nell’area portuale di cui al Primo Stralcio”, emise un nuovo provvedimento conclusivo della Conferenza dei Servizi.

Il 3 dicembre 2015 il Wwf, assieme al Comitato Civico in difesa di Marina Lobra, presentò un ulteriore esposto alla Procura della Repubblica, sottolineando come il progetto stralcio approvato dal Comune risultava del tutto privo di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione di Incidenza, oltre che di Autorizzazione Paesaggistico-Ambientale. Contro tale determinazione il Wwf, assieme ad altri 6 i soggetti, ricorse quindi al Tribunale Amministrativo Campano per far valere le proprie ragioni.

“Il progetto di Ristrutturazione dell’area portuale di Marina Lobra, fortemente voluto dall’ex sindaco Leone Gargiulo – aggiunge Claudio d’Esposito – ha rappresentato un pessimo esempio di amministrazione della cosa pubblica. Tale progetto, catalogato quale Intervento di Interesse Pubblico ex art. 37bis L. 109/1994 ha trovato proprio nel pubblico i suoi oppositori. Infatti oltre ad enti sovraordinati quali Regione Campania e Soprintendenza, anche gli stessi cittadini rappresentati dalla Pro-Loco, dal Comitato Civico in Difesa della Marina Lobra, da Italianostra e dal Wwf hanno dall’inizio ritenuto il progetto incompatibile con le necessità di tutela e di sviluppo e con i vincoli posti sull’area.

Il ricorso al Tar, che diede ragione alle tesi del Wwf, impedì un aggiramento delle norme con la discutibile modificazione del progetto a stralcio, e stabilì che tutti gli enti preposti si sarebbero dovuti pronunciare nella sede naturale (Conferenza dei Servizi) ove si autorizzano opere pubbliche di tale incidenza ambientale, giacchè essendo un progetto a stralcio si trattava chiaramente di un’opera modificata e dunque sostanzialmente diversa, ma non meno invasiva e deleteria, rispetto al progetto originario”.

Fece discutere la “prova di forza” del privato promotore dell’opera portuale che, all’approssimarsi della stagione estiva, nel tentativo di accelerare l’inizio dei lavori di trasformazione del borgo, senza attendere la sentenza dei vari ricorsi pendenti, mise in atto tutta una serie di azioni che, complici anche gli agenti della security ingaggiati per ottenere lo sgombero dell’area, scaldarono gli animi di cittadini ed imprenditori e crearono una situazione di delicato conflitto tra gli storici concessionari del borgo marinaro.

Infine la Conferenza dei Servizi finale, indetta il 23 dicembre 2016 dalla nuova amministrazione capeggiata da Lorenzo Balducelli, si chiuse con l’archiviazione del progetto.

Non rassegnati i rappresentanti della società Marina Lobra srl erano ricorsi nuovamente al Tar ma, prima però, avevano optato per la rinuncia alla realizzazione delle opere chiedendo un risarcimento danni all’amministrazione in sede civile. Il Comune aveva rilanciato richiedendo, a sua volta, un risarcimento danni (di ben 14 milioni di euro) alla società per un progetto non fattibile in quanto “non autorizzabile”.

Ora il Tar sembrerebbe aver messo la parola “fine” all’assurdo progetto, ma la società privata ha già dichiarato di voler impugnare la sentenza e, quindi, la querelle tra il Comune e la Marina Lobra srl è tutt’altro che conclusa.

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