Scandalo mense scolastiche, nei piatti dei bambini c’era di tutto

mensa scolastica

C’è chi nel proprio piatto ha trovato persino un dente, ma ciò che accadeva con regolarità era vedersi portare a tavola pasta e ceci mal confezionata, riso che galleggiava in acqua, pomodori cinesi fatti passare per prodotti italiani, parmigiano grattugiato senza etichettatura e data di scadenza, carne congelata e conservata non sempre nel rispetto delle norme, cibo scongelato e in qualche caso ricongelato. Nel migliore dei casi le portate, pur cucinate nel rispetto delle regole previste dai capitolati speciali, venivano distribuite fuori orario e arrivavano sui banchi degli alunni delle scuole materne ed elementari scotte o immangiabili.

Ci sono stati casi in cui i genitori si sono lamentati, come accaduto alla mensa di una materna di Casalnuovo, casi in cui i piccoli hanno accusato fastidi e casi in cui poteva andare anche peggio. Il 19 marzo 2013 alla scuola Tigli di Casalnuovo in uno dei piatti della mensa scolastica viene trovato un dente umano, sembra essere il pezzo di una protesi. La direzione scolastica segnala l’accaduto alla ditta dei Summa, poco dopo i gestori della mensa sono al telefono per contattare il loro amico ispettore dell’Asl per capire come muoversi. Ipotizzano un sabotaggio da parte di qualche concorrente e si preparano a farsi trovare in regola all’ispezione che l’amico prontamente e tempestivamente annuncia. Ai dipendenti vengono fatte indossare le mascherine, i locali vengono tirati a nuovo. “Hanno trovato una sala operatoria” commenteranno poi, soddisfatti del buon esito dell’ispezione in cucina e in azienda che, a parere degli inquirenti, non fu accurata come quella dei Nas che, per una pura coincidenza, seguì di poche ore quella dell’Asl, rilevando anomalie ma in relazione a questioni burocratiche.

Quella del dente nel piatto finisce per rivelarsi una circostanza fortuita. Lavoro e regali. Era così che i Summa si conquistavano l’amicizia di qualche politico locale o componente delle commissioni che dovevano valutare di volta in volta le gare a cui gruppo era interessato. Al tecnico Asl preposto alla prevenzione tra Acerra e Casalnuovo, i Summa avevano offerto l’assunzione della figlia nella loro azienda e un incremento delle ore di lavoro per un’amica, in cambio di informazioni riservate, imbeccate su imminenti ispezioni e controlli soft. Il metodo. La turbativa delle gare era il modus operandi. Il gruppo corrompeva funzionari o amministratori locali oppure produceva falsi documenti, come false referenze bancarie, pur di assicurarsi l’appalto, e commetteva frodi in pubbliche forniture ogni volta che violava le regole dei capitolati. Nell’estate del 2012, sottolinea il gip, “tutte le gare analizzate tra quelle aggiudicate dal gruppo sono risultate caratterizzate da condotte fraudolente idonee ad alterare le regole della imparzialità e della trasparenza”.

E’ così che nell’inchiesta sono entrati anche il comandante della polizia municipale di Sant’Agnello, Aniello Gargiulo, di 60 anni e la dipendente del servizio Gare dell’ente, Giuseppina Aversa, di 54 anni. Nelle fascicoli della Procura figurano anche i nomi di due imprenditori della penisola sorrentina, Maurizio Claudio Ruocco, di 49 anni e Salvatore Laurenzione 40enne, che figurano come i titolari della Slem, ditta con sede a Piano di Sorrento specializzata proprio nella refezione scolastica.

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