“Niente botti a Capodanno”, appello del Wwf già accolto dal Comune di Sant’Agnello

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Ogni anno sono sempre di più i sindaci delle città che cercano di contrastare i botti di Capodanno, con apposite ordinanze che bandiscono questa pericolosa usanza per privilegiare la sicurezza e dare un chiaro segnale di attenzione verso il mondo degli animali.

Ad aderire all’appello del Wwf è, in primis, il Comune di Sant’Agnello con l’ordinanza anti-botti che prevede fino a 500 euro di multa ai trasgressori. Infatti, con apposito provvedimento il sindaco Piergiorgio Sagristani ha disposto delle misure di prevenzione dei rischi derivanti dall’utilizzo di materiale pirotecnico in occasione dei festeggiamenti per il Capodanno 2018, facendo divieto, dalle ore 12 del 31 dicembre 2017 alle ore 24 del 2 gennaio “di accensione di lancio e di sparo e/o di utilizzo di materiale pirotecnico sull’intero territorio del Comune di Sant’Agnello. Di accensione di fuochi, fiamme libere, pire, roghi o altro su suolo pubblico o aperto al pubblico”.

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Ma sono anche tanti altri i sindaci in Italia che stanno emanando ordinanze analoghe che vietano “l’accensione ed i lanci di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di mortaretti, razzi ed altri artifici pirotecnici in tutte le vie, piazze o aree pubbliche dove transitano o siano presenti delle persone in considerazione degli oggettivi pericoli per le persone, dei rumori molesti causa di disagio e oggetto di lamentele da parte di molti cittadini e del fatto che botti, petardi e fuochi sono causa di stress, morte, ferimenti e traumi per cani, gatti, animali domestici ed uccelli”

“L’ordinanza “anti-botti” è un segno di civiltà – dichiara Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno -. Sempre più persone ci segnalano ogni anno i disagi patiti dai loro animali, che al rumore dei fuochi di capodanno impazziscono correndo il rischio di subire gravi conseguenze. I fuochi artificiali possono essere infatti causa di morte, ferimenti e traumi per animali sia domestici che selvatici. Ma sebbene sia acclarato che l’esplosione dei botti produce effetti collaterali agli animali oltre che agli umani, tuttavia, non tutti vogliono rinunciare a questa biasimevole tradizione soprattutto al sud.

Ma c’è dell’altro: la quantità di veleni diffusi nell’aria dall’esplosione di fuochi è particolarmente nociva e contiene valori non trascurabili di potassio, stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo. È dimostrato come la notte di Capodanno si registri un inquinamento dell’aria, con particolare riferimento alle polveri sottili, superiore a quello dell’attività di un anno di numerosi inceneritori. Il danno è amplificato dalla simultaneità dell’evento, quando l’intero territorio è “bersagliato” da esplosioni pirotecniche.

Ci sono tradizioni che è giusto conservare, altre sulle quali è preferibile far cadere l’oblio. C’è da aggiungere che tali fuochi nella nostra penisola hanno abbondantemente imperversato per tutta l’estate, tra sagre, santi e celebrazioni varie, causando anche devastanti incendi boschivi uno per tutti quello di Santa Maria del Castello e Faito, divampato a seguito dello sparo dei fuochi pirotecnici di Montepertuso a Positano per festeggiare la Madonna. Sappiamo che serve coraggio, ma iniziamo ciascuno di noi a dare l’esempio. Evitiamo di sparare i botti e, magari, devolviamo in beneficienza i soldi risparmiati”.

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Si stima che ogni anno in Italia almeno 5000 animali muoiano a causa dei botti di fine anno. Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, tra i quali non mancano casi di rapaci, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio alla cieca e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia.

Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea stress e spavento da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio. Ciò è dovuto in particolare alla loro soglia uditiva infinitamente più sviluppata e sensibile di quella umana. L’uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15.000 hertz. Cani e gatti, invece, hanno facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60.000 hertz mentre il gatto fino a 70.000 hertz. Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l’aborto da trauma da spavento.

“Non utilizzare i botti sarà un segno di civiltà e sensibilità anche nei confronti di tutti gli operatori, in particolar modo i vigili del fuoco, che il primo dell’anno devono intervenire per soccorrere animali rifugiatisi ovunque e per gravi incidenti provocati alle stesse persone. Non va dimenticato che le forze dell’ordine possono applicare nei confronti di tutti l’articolo 703 del codice penale, che recita: “Chiunque, senza la licenza dell’Autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l’ammenda fino a euro 103, se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell’arresto fino a un mese”.

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