Housing sociale di Sant’Agnello. Il M5S: Perché il Comune non ascoltò Pinto?

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Sono 53 le famiglie che dal mese di febbraio stanno vivendo un incubo. Un sogno spezzato quando, il giorno prima di prendere possesso degli appartamenti loro assegnati, l’intera area venne posta sotto sequestro. E l’altro giorno le 53 famiglie assegnatarie delle abitazioni di housing sociale di Sant’Agnello hanno inscenato una manifestazione di protesta piantonando il cantiere ed esponendo striscioni.

Nel mirino anche il Comune, accusato di averli abbandonati a loro stessi. Immediata la risposta del sindaco Piergiorgio Sagristani, il quale fa sapere di comprendere lo sconforto delle famiglie, chiarendo, però, che “l’housing sociale di Sant’Agnello nasce da una proposta progettuale di edilizia convenzionata di privati proprietari dei suoli a cui il comune ha solo dato l’ok alla proposta dopo verifica degli uffici preposti stabilendo convenzione e sorteggio”. Un modo per dire che, in questa vicenda, il Comune non c’entra nulla.

“Trovo questa risposta alquanto disarmante – commenta Rosario Lotito del Movimento 5 Stelle -. Ma come sarebbe a dire che il Comune ha solo accettato la proposta dopo che gli uffici preposti hanno detto che tutto era in ordine? Ma in ordine cosa vista la confusione che ne è venuta fuori? Forse che gli uffici preposti non avevano visto il parere sub iudice reso dal professore Ferdinando Pinto che consigliò al Comune di aspettare il parere della Corte Costituzionale in merito alla legge regionale sul recupero dei sottotetti prima di rilasciare l’autorizzazione a costruire?

Secondo Il professor Pinto, che ricordiamo essere totalmente estraneo alla vicenda, la possibilità di derogare al Put era vincolata al parere della Corte Costituzionale. Ovviamente ebbe ragione, infatti la Consulta affermò l’impossibilità di deroga. Ma questo non fermò il comune che, nonostante la consulta avesse espresso parere negativo, rilasciò lo stesso il permesso a costruire, motivo per cui la Procura ha messo i sigilli al complesso housing sociale.

Il Comune, invece di esprimere solidarietà, dovrebbe spiegare alle 53 famiglie il motivo per cui ha concesso tutti i permessi a costruire nonostante l’alt della Consulta e chiedere umilmente scusa a tutte le famiglie coinvolte per aver taciuto della spada di Damocle che pendeva sulla loro testa- conclude Lotito – spada che purtroppo è caduta rovinosamente distruggendo i tanti sacrifici di una vita di 53 famiglie, le uniche vere danneggiate da tutta questa vicenda”.

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