Gli alunni della “Vittorio Veneto” ed il Wwf piantano alberi in memoria di Giò Giò Antonetti

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SORRENTO. “Nessuno muore su questa terra se il suo ricordo vive nella mente di chi resta”. Così recita la targa che verrà posta domani mattina, giovedì 3 maggio, nell’aiuola della scuola “Vittorio Veneto” di Sorrento. L’area verde, un piccolo tassello della città di Sorrento, è stata messa a disposizione dalla dirigente del comprensivo ai volontari del Wwf Terre del Tirreno che, grazie alla sponsorizzazione della famiglia Antonetti, hanno proceduto assieme ai bambini ad allestire un piccolo polmone in città in ricordo della scomparsa dell’avvocato Giò Giò Antonetti.

“Quale modo migliore – racconta Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – per ricordare il caro amico Giò Giò col quale, per brevi ma intensi anni, abbiamo lavorato a quattro mani per una causa in cui fermamente abbiamo creduto: la difesa della Natura e del bene comune contro ogni attentato e sciacallaggio perpetrato da abusivisti, criminali e imprenditori senza scrupoli.

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Con l’avvocato Antonetti nel dicembre del 2010 ci recammo alla Procura della Repubblica nell’ufficio del procuratore capo Diego Marmo, senza alcun preavviso, a segnalare una vicenda che ha visto poi imputati illustri e, sin dall’inizio, si è mostrata piena di stranezze: la devastazione del fondo di vico III Rota, che denunciammo fermamente contro lo scetticismo e il pessimismo di tanti. Perché se è vero che in tanti a parole si dicono “ambientalisti” e riempiono le pagine dei giornali e i profili Facebook di post, commenti e proclami, è anche vero che, poi, a “combattere”, magari sacrificando qualcosa di importante, sono davvero rimasti in pochi. La verità è che il “volontario”, quello vero, con gli ideali, che crede in una causa e non guarda in faccia a nessuno, oggi è più a rischio di estinzione del Panda che tanto amorevolmente ci preoccupiamo di proteggere.

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Giò Giò Antonetti

Ora che il processo di Boxlandia in primo grado si è felicemente concluso, e che un’ulteriore recente sentenza del Tar ha confermato le tesi del Wwf, condividiamo con l’amico Giò Giò, che ci osserva da lassù, i meriti di questa battaglia che lo avrebbe di sicuro visto gioire, con lo stesso impulsivo entusiasmo, coinvolgente sorriso e sana commozione che manifestò il fratello Renato in aula dopo la sentenza. L’insegnamento è che non bisogna mai fermarsi se si crede nelle proprie convinzioni, a costo di restare soli, e la solitudine spesso è nell’anima prima ancora che all’esterno.

Il processo definito “la madre di tutti i processi di Boxlandia” ha messo un nuovo importante paletto tra gli ingranaggi delle ruspe e delle betoniere, abili e frenetiche nel trasformare gli storici fondi agricoli, con agrumi, noci, ciliegi e ulivi secolari, in enormi baratri in grigio cemento dove parcheggiare le auto. Per frenare tali scempi, negli ultimi anni è stato sprecato tanto, troppo tempo prezioso da parte delle associazioni ambientaliste e delle persone di buona volontà, per esaminare ed impugnare atti palesemente illegittimi o incostituzionali. Tempo prezioso che poteva essere più vantaggiosamente utilizzato in azioni positive, piuttosto che per contrastare gli effetti del lavoro maldestro di amministratori e tecnici, incompetenti o, peggio, collusi e corrotti”.

Quella di oggi è l’ennesima, piccola, importante azione positiva. L’aiuola messa a disposizione dal comprensivo “Sorrento” è solo uno dei tanti angoli abbandonati e dismessi della città. Con pochi sforzi l’aiuola è stata riqualificata piantando 10 nuovi alberi e decine di cespugli e arbusti fioriti della macchia mediterranea (cerro, orniello, carrubo, amareno, pesco da fiore, salice, nocciolo, biancospino, corbezzolo, lentisco, viburno, buddleja, lavanda, rosmarino, santolina, ecc.).

“Proprio mentre l’amministrazione comunale – spiega ancora d’Esposito -, sorda ad ogni appello e richiesta di confronto da parte degli ambientalisti, continua nella sua irrazionale distruzione del verde e stanzia altri 19mila euro per abbattere ancora 12 alberi in città (tra i 93 ritenuti pericolosi dallo studio agronomico associato De Marco/Coppeta finanziato con circa 40mila euro), i volontari con soli 500 euro piantano lo stesso numero di alberi per “bilanciare le gravi perdite arboree della città”.

È tempo di lavorare per restituire il “verde rubato” alla collettività, in attesa che vengano ripiantati gli alberi nel fondo di vico III Rota e, magari, realizzato un parco dedicato alla memoria di Giò Giò: un parco pieno di piante, di animali, di fiori e di profumi; un parco dove sia possibile incontrare la natura in tutte le stagioni e riflettere sul senso della vita, oltre che sull’importanza degli alberi. Perché, come scriveva Henry C. Bunner: “Cosa pianta chi pianta un albero? Pianta ombra fresca e tenera pioggia e semi e germogli futuri”.

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