Gestione attività scolastica, lettera aperta della Uil Scuola a De Luca

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Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dalla Uil Scuola Rua Campania al governatore Vincenzo De Luca per manifestare perplessità in merito ai provvedimenti adottati per la gestione delle attività scolastiche a livello regionale.

Onorevole Presidente Regione Campania,
Siamo consapevoli, come Organizzazione sindacale massimamente rappresentativa del personale scolastico in Campania, delle innumerevoli problematiche sociologiche, economiche, educative e giuridiche che sta ponendo la drammatica vicenda dell’esplosione del contagio per c.d. Coronavirus (Covid-19) in Italia e, per coloro che rappresentiamo, in Campania. Drammaticità e complessità della situazione, che sta esplodendo in modo massivo anche nel campo scolastico che, senza voler sindacare il merito delle scelte e delle Ordinanze emanate dalla Regione Campania, è frastornato da un “andirivieni” di norme che più che aiutare stravolgono l’organizzazione funzionale delle scuole.
È del tutto naturale che i Dirigenti scolastici, che hanno l’onere dell’organizzazione delle scuole in questo frangente, siano disorientati e in affanno per il continuo e irragionevole rincorrersi di disposizioni sempre nuove e non tutte, per quanto attiene al merito delle misure raccomandate con l’Ordinanza 28 gennaio 2021, assunte nel rispetto del “rango costituzionale” dell’autonomia scolastica.
Il principio di precauzione che la S.V. fa prevalere sulle libertà educative-didattiche e su come le scuole debbano esercitare il servizio scolastico, non inquadrato in un processo decisionale in cui sia istituzionalizzato e ben visibile il ruolo di chi la scuola la fa e la vive, rischia di mancare di efficacia e di produrre disorganizzazione e confusione, oltre che stanchezza fisiologica in chi, come i Dirigenti scolastici, è chiamato continuamente a fare e disfare organizzazioni orarie, programmi inclusivi di attenzione agli alunni, ai docenti e personale ATA fragili.
La stessa Organizzazione mondiale della sanità, nei suoi ultimi documenti ha espresso perplessità sulle restrizioni a “saliscendi”, invitando a puntare su ciò che da sempre il “popolo della scuola” e i sindacati che lo rappresentano sostengono: ampio ricorso all’uso dei tamponi, ricostruendo i percorsi dell’infezione attraverso presidi sanitari in ogni scuola; allargare gli organici del personale docente e ATA; sbloccare i concorsi instradati su un binario morto, cambiando le regole del reclutamento; dare il via ad un vasto piano d’investimento in edilizia scolastica, tirando via le classi da strutture abitative adattate malamente a scuole.
Ciò premesso, volendo qui focalizzare l’attenzione su alcuni profili giuridici-organizzativi della Sua odierna Ordinanza, viene da rilevare che la pandemia in corso rischia di produrre, per quanto attiene la scuola, oltre alle numerose, troppe, vittime umane, una vittima autorevole del nostro assetto ordinamentale, ovvero, il sistema delle autonomie scolastiche e delle libertà d’insegnamento.
Per citare solo alcune delle sue raccomandazioni che generano dubbi interpretativi e indulgono allo scoramento di quanti fino a ieri si erano organizzati nelle scuole nel rispetto dei DPCM, le rappresentiamo che la presenza in aula del 50% della popolazione scolastica non equivale alla presenza del 50% degli alunni delle singole classi. Tutti i DPCM fino ad ora pubblicati hanno sempre richiesto e richiedono ancora la riduzione al 50% della platea scolastica e non delle singole classi, lasciando gestire alle singole istituzioni scolastiche tale riduzione in autonomia. Anche le scuole che per ridotta capienza delle aule hanno, ad inizio anno, separato il gruppo classe hanno previsto per il rientro una riduzione delle classi (utilizzando banchi singoli e tutti gli spazi a disposizione) e non degli alunni per classe per i seguenti motivi:
1) le connessioni contemporanee di tutte le classi per garantire la DAD agli alunni a casa richiede una banda che le scuole non hanno a disposizione (la fibra arriva solo in città) e molte scuole hanno un numero di classi che arriva anche a 100. Tanto più a valere per le zone interne della Campania.
2) La didattica a distanza e quella in presenza prevedono modalità di comunicazione e di conduzione delle attività che sono completamente diverse e che non è possibile conciliare. Nelle scuole che ci hanno provato si è ridotta a fare lezione solo agli alunni in presenza e quelli a casa hanno fatto attività asincrona (solo compiti assegnati e se si è fortunati registrazione della spiegazione)
Ci lascia perplessi anche la liberalità con la quale, scavalcando l’O.M. n. 134/2020, la sua “raccomandazione” del 28 gennaio scorso, trasforma le istituzioni scolastiche in “scuole a domanda”. Nell’O.M. anzidetta gli alunni “fragili” o congiunti di persone “fragili” erano stati già garantiti!
Ci scusi, ma come pone lei la questione nella Sua odierna Ordinanza, l’impressione che Dirigenti e Docenti ne ricavano è quella di un intervento “populista”, apparentemente dettato dalla ragionevolezza e temporaneità, ma sostanzialmente compulsivo, improprio per una scuola che già la signora Ministra ha trasformato in un parco giostre con i banchi con le rotelle.
E che dire, poi, della discrasia che la Sua raccomandazione introduce, rispetto ai DPCM e ai Documenti operativi, fiumi di parole nel cestino, per preparare gli ingressi scaglionati degli alunni, ora non più necessari. NESSUNA DIFFERENZIAZIONE PIÙ NEGLI ORARI D’INGRESSO: BENE! E il lavoro fin qui fatto dai dirigenti e dalle commissioni ad hoc dei docenti per individuare percorsi, compatibilità orarie e così via?
Un divertissement da vigili urbani! Di cui i dirigenti scolastici e i docenti la ringraziano per il piacere che ne hanno tratto.
Con la sua “raccomandazione” s’ingenera caos anche nella gestione del personale docente. Le facciamo un esempio su 600 alunni, con la Sua soluzione si avranno 300 alunni a scuola e tutti i docenti a scuola; la soluzione, invece, basata sulle precedenti disposizioni consentiva di tenere 150 alunni in classe dalle 8,00 alle 12,40 e altri 150 dalle 10,00 alle 14,40 con metà docenti a scuola e metà a casa, evitando affollamenti e riducendo la mobilità di alunni e docenti.
Signor Presidente De Luca, ci scusi l’ironia, ma la scuola e in particolare i dirigenti scolastici e i loro staff sono stanchi di queste continue disposizioni contraddittorie e giuridicamente incomprensibili, tanto più lo sono i genitori che Lei apparentemente vorrebbe agevolare e che invece colloca davanti ad una ridda di incroci stradali generando il dubbio di quale sia la strada giusta da prendere. E allora finiscono per pensare che quelle strade o sono tutte giuste o sono tutte sbagliate! E allora sì che ci si avvia alla desertificazione sociale e politica, ma non prodotta dalla scuola o dai docenti, come certi “corvi” gracchiano, ma da una politica e da una burocrazia che hanno perso l’orientamento.
La Uil Scuola Rua è sempre disponibile in qualsiasi momento a confrontarsi e a contribuire circa le tematiche che interessano la scuola con il giusto apporto di chi la scuola, Le ripetiamo, la vive e la fa.

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