Eliminati gli alberi dell’isola ecologica di Piano di Sorrento, Wwf all’attacco

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Nel marzo 2017 si erano accaniti con assurde capitozzature e avevano provveduto a filarli verso l’alto aprendo la squallida visuale dell’isola ecologica di Piano di Sorrento gestita da Penisolaverde. Il Wwf aveva criticato sin da subito i tagli operati all’intero filare di Tuje da giardinieri incompetenti temendo che da quelle vistose ferite potessero subentrare patogeni e funghi.

“Il tempo, ahinoi, ci ha dato ancora una volta ragione – spiega Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno -. Ma chi sarà in grado di collegare ora le cause agli effetti? Probabilmente nessuno, visto che ovunque si continuano ad operare potature inutili e devastanti. Una volta attestata la presenza della malattia, certificata dall’agronomo/a di turno, operai armati di veloci motoseghe hanno provveduto ad eliminare l’intero filare di grossi alberi, compresi quei pochi esemplari ancora sani tra quelli giovani sostituiti appena qualche anno fa.

Tra tagli a raso, perizie di tecnici che ne accertano il sommo pericolo e devastanti capitozzature, pare proprio che gli alberi ai tempi del coronavirus non trovino pace. L’economia che gira attorno alle sostituzioni arboree è assolutamente importante. I tagli di potatura documentati dal Wwf, considerati scientificamente errati o eccessivi, laddove non devastanti e costosi, contribuiscono di certo a far ammalare e/o morire in futuro le piante. La verità è che il 90% delle potature è inutile e serve solo a far guadagnare ditte che con l’arboricoltura hanno ben poco a che vedere.

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Ed è così che l’economia circolare della sostituzioni arboree gira veloce, con buona pace delle preziosi funzioni che svolgono gli alberi in ambito urbano e dei cambiamenti climatici che si dice di voler combattere “piantando nuovi alberi”, sì certo, ma non prima di aver eliminato e distrutto i preesistenti, utilizzando anche cospicui finanziamenti pubblici elargiti dalla Città Metropolitana, ironia della sorte, proprio per implementare il patrimonio arboreo delle città.

Si spera ora per l’isola ecologica in un immediato reimpianto di nuovi alberi di dimensioni già ragguardevoli: ne mancano oltre trenta dalle aiuole perimetrali. Ma si teme che si opterà per una semplice siepe schermante di arbusti sempreverdi.

Nel frattempo a Piano di Sorrento, tra ditte ed agronomi vari assoldati con incarichi diretti e che si alternano in una gara a chi lascia più segni nel paese, il Wwf con certosina pazienza da anni documenta come i reimpianti vengano fatti con alberi di risibili dimensioni, nonostante le determine e gli affidamenti ne prevedano di grossi, in modo sbagliato (senza eliminare le ceppaie dei preesistenti, senza tutori, senza rispetto delle distanze, interrando il colletto della pianta, ecc.), nel periodo sbagliato (primavera-estate) e con specie sbagliate o diverse da quelle richieste.

Il risultato? La maggior parte degli alberi messi a dimora negli anni addietro (dopo averne abbattuti a centinaia previa perizia agronomica) sono morti, si sono inclinati o sono stati eliminati dopo pochi anni e poi sostituiti e poi eliminati e infine ancora sostituiti.

I nuovi, con tronchi anche di soli 3 centimetri di diametro sono ridicoli e, se non cadranno prima, impiegheranno almeno 15 anni per fare un po’ di ombra e assumere le parvenze di un “albero”. Dettaglio irrilevante – conclude d’Esposito – per un Comune in cui l’assessore all’Ambiente considera “essenze arboree” anche i cespugli di rosmarino, come si evince dalle migliorie tenute in conto dal dirigente Cannavale per affidare ad una ditta di Casoria un incarico, di oltre 160mila euro, per “mettere nuove piante” nel Comune di Piano di Sorrento”.

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