Ecomostro di Alimuri: Attesa per la decisione del Tar sulla demolizione

L'ecomostro di Alimuri

 

VICO EQUENSE. Ormai pensavamo di aver archiviato definitivamente tutta la vicenda relativa all’ecomostro di Alimuri. La demolizione avvenuta il 30 novembre dello scorso anno doveva rappresentare, nell’immaginario collettivo, l’epilogo della storia. Invece, mancano ancora dei dettagli, nemmeno di poco conto a pensarci bene.

Da un lato, infatti, ci sono i proprietari dell’immobile i quali sperano che il Tar conceda loro la possibilità di costruire un albergo di pari cubatura in un altro punto del Comune di Vico Equense. Sul fronte opposto c’è l’amministrazione locale che chiede il rimborso delle spese sostenute, pari a 300mila euro.

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In sostanza la “Sica”, la società proprietaria dell’immobile che fa capo a Paolo ed Anna Normale (moglie quest’ultima dell’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino) ed alla signora Margherita Masullo (suocera di Cozzolino) conta che il prossimo 22 ottobre il Tar della Campania, nel giudicare nel merito il ricorso presentato, ripristini l’accordo sottoscritto nel 2007. L’intesa, firmata da Francesco Rutelli, all’epoca ministro dei Beni culturali, da Antonio Bassolino, presidente della Giunta regionale della quale faceva parte come assessore alle Attività produttive Andrea Cozzolino, dal sindaco di Vico Equense, Gennaro Cinque, e dalla Provincia di Napoli, prevedeva che, in cambio della non opposizione alla demolizione del rudere, la famiglia Normale ottenesse la possibilità, previa modifica del piano regolatore di Vico Equense, di edificare in un’altra zona di quel Comune le cubature dell’ecomostro. L’accordo offriva alla società anche l’opportunità di realizzare nella conca di Alimuri uno stabilimento balneare. I costi della messa in sicurezza della falesia retrostante l’albergo mai nato sarebbero stati a carico del pubblico.

In concreto, però, il progetto non fu poi mai attuato a causa di diverse ragioni: la mobilitazione di ampi settori dell’opinione pubblica; la difficoltà di trovare un’area nella quale trasferire le cubature del rudere; perché la Soprintendenza bocciò un progetto di struttura balneare nella conca presentato dalla impresa.

Ora la “Sica” conta sul Tar per far resuscitare il vecchio accordo. L’amministrazione comunale di Vico Equense, che si è costituita in giudizio, è di tutt’altro avviso. “L’accordo del 2007 – spiega il sindaco Benedetto Migliaccio – nasceva da un clamoroso equivoco, quello secondo il quale la struttura edificata fosse legittima. Non lo è, perché difforme da quello che prevedevano le concessioni di cinquanta anni fa. Su questi presupposti, non è assolutamente ipotizzabile che si dia corso agli altri punti dell’intesa, che, infatti, abbiamo annullato, con un provvedimento amministrativo, la scorsa primavera. Immagino che l’iniziativa della “Sica” possa essere un espediente per non pagare i 300mila euro che chiederemo loro come corrispettivo della demolizione in danno”.

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