Condannato per abusivismo edilizio l’ex comandante dei carabinieri di Sorrento, Francesco Improta

tribunaleditorreannunziata

SORRENTO. È di un anno e 8 mesi la condanna per abusivismo edilizio che è stata inflitta all’ex comandante della locale stazione dei carabinieri, il luogotenente Francesco Improta.

La vicenda nasce nel 2008, quando la procura ha disposto degli accertamenti, eseguiti dagli stessi militari dell’Arma, che hanno evidenziato la mancata corrispondenza tra alcune Dia presentate per eseguire interventi di ristrutturazione alla villetta di proprietà della famiglia Improta – struttura che sorge nella zona collinare de Le Tore, a Sorrento – ed i lavori effettivamente realizzati. In pratica, secondo la tesi dell’accusa, accolta dai giudici, le dichiarazioni di inizio attività avrebbero riguardato opere in realtà già edificate.

Gli Improta avrebbero costruito senza autorizzazioni un vano interrato destinato ad ospitare un forno per pizze, due tettoie e la finestra di un bagno. Nella prima fase delle indagini nel mirino dei magistrati finirono ben 23 persone, tra le quali anche amministratori comunali e tecnici, tutti soggetti che si riteneva avessero coperto l’edificazione di opere non autorizzate. Alla fine dell’istruttoria la maggior parte di essi, compresi l’ex sindaco Marco Fiorentino, il suo vice Saverio Iaccarino e l’allora presidente della Commissione edilizia, Antonino Pane, sono stati prosciolti.

Il giudizio è proseguito solo per il luogotenente Improta, la moglie e comproprietaria dell’immobile, il progettista degli interventi, il capo dell’ufficio tecnico comunale – il quale, secondo l’accusa, era reo di omessa denuncia – ed uno dei suoi collaboratori – che avrebbe redatto un verbale di sopralluogo non veritiero -. Entrambi i tecnici comunali sono stati prosciolti, il primo per la sopravvenuta prescrizione, mentre per il secondo le accuse sono cadute. La prima sezione del Tribunale di Torre Annunziata, invece, ha condannato l’ex comandante dei carabinieri di Sorrento, oggi in pensione, ad un anno ed 8 mesi, la moglie a due anni ed il tecnico ad una pena di 8 mesi.

L’avvocato degli Improta, il penalista Francesco Cappiello, nel commentare la sentenza si dice “certo che in appello la questione si chiarirà”.

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