Allarme del Wwf: “A Sorrento 93 alberi a rischio abbattimento”

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SORRENTO. Alberi abbattuti e piante che rischiano di finire nel mirino delle motoseghe. Un nuovo allarme viene lanciato dal Wwf Terre del Tirreno sulla sorte del patrimonio arboreo di Sorrento. Di seguito il comunicato del presidente del sodalizio ambientalista, Claudio d’Esposito:

Mentre si diffonde sempre più la cultura degli alberi, e in tantissime città italiane si è compresa la necessità di salvaguardarne e piantarne sempre di più per i loro molteplici effetti benefici, a Sorrento, in perfetta controtendenza con la nuova sensibilità diffusa, si decide invece di rimettere in moto le motoseghe. Il motivo? Sempre lo stesso: gli alberi, una gran parte di essi, sono ritenuti “pericolosi”. Ed è così che la leggenda degli alberi killer rischia di decretare la condanna spicciola, senza diritto di replica, del patrimonio arboreo sorrentino.

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È per tali motivi che, con determinazione n.1109 del 4 agosto 2017, si è dato l’ennesimo incarico con un affidamento diretto di 25mila euro (non avendo trovato il funzionario comunale sulla piattaforma del MePA il servizio cercato) allo Studio Agronomico Associato Urban Green Project di De Marco/Coppeta, per accertare, tra l’altro, lo stato di stabilità e sicurezza di ben 93 alberi classificati come pericolosi o a rischio. Stiamo parlando di una cifra enorme: un quarto di tutti gli alberi che ancora sopravvivono nelle strade e nelle piazze di Sorrento.

A fomentare la dendrofobia amministrativa hanno contribuito di certo i molteplici crolli arborei avvenuti in passato che collocano la città del Tasso ai primi posti nel guinness dei primati delle “città dove cadono gli alberi”. Altro record resta l’enorme investimento economico in agronomi e tecnici del ramo che, nonostante le numerose perizie e relazioni prodotte, non hanno saputo ad oggi prevenire i crolli arborei.

È bene chiarire che ogni qualvolta il vento abbatte un albero, per almeno il 90% dei casi si tratta di alberi già sofferenti per cause fitosanitarie (cioè piante già ammalate) o antropologiche (danni causati dall’uomo). Sono sempre le piante con problemi di salute a crollare, indipendentemente da altezza, inclinazione e forma, mentre per quelle sane le probabilità sono sempre bassissime. Per la sicurezza dei cittadini quindi occorre mantenere le piante sempre nelle condizioni migliori, per esempio potandole il meno possibile o mai, e tenerle sotto un controllo periodico. Viene da pensare che, forse, ci sarebbe più bisogno di un bravo giardiniere piuttosto che dell’ennesima ditta venuta da lontano o agronomo di turno pronto a decretare il pericolo di questo o di quell’albero. quasi come in un gioco del lotto.

Ci eravamo illusi che fosse finito a Sorrento il tempo della motosega facile e si fosse inaugurata una nuova era di “pax-arborea”, ma i fatti ci fanno tristemente ricredere. Dalle accorate segnalazioni dei cittadini, che non ne possono più di vedere il patrimonio a verde della propria città abbandonato, violentato e depauperato, abbiamo potuto documentare l’abbattimento di altri due grossi e importanti esemplari di leccio (Quercus ilex) che svettavano sotto il costone tufaceo ai bordi della strada che conduce al porto. Si ignorano i motivi. Le piante apparivano robuste e in buono stato vegetazionale nonostante l’attacco del cerambix causato da reiterate e assurde capitozzature.

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Ma la cosa che più rattrista è documentare come le piante eliminate non sempre vengono sostituite, e laddove si provvede il Comune acquista piante “gnome” del valore di poche decine di euro (ma pagate profumatamente dagli uffici preposti) che impiegheranno decenni per raggiungere dimensioni accettabili. Constatare che una storica palma di 12 metri di altezza viene sostituita da una banale cicas di 1 metro al costo di 2.600 euro, che al posto di lecci secolari appaiono alberelli più sottili del paletto (che non c’è) che li dovrebbe reggere, o che la sostituzione delle storiche tamerici di via Rota (eliminate perché ritenute senza alcun valore estetico) è costata 50mila euro, beh, non può che suscitare rabbia e indignazione nei cittadini.

È chiaro che gli amministratori dimenticano l’enorme valore degli alberi in città, ignorando che essi sono patrimonio della collettività (anche da morti come prezioso legname) e non si possono gestire sull’onda emotiva, dell’urgenza o, peggio, seguendo gli umori di “clienti e dirimpettai” più o meno amici dell’assessore di turno. L’impressione che si ha è che non si voglia gestire al meglio la materia, ma solo scaricarsi da ogni responsabilità e trovare il modo per abbattere gli alberi magari facendo un “piacere” al condominio, all’albergatore o al privato che deve accedere al nuovo ascensore per la villa? Il Comune di Sorrento ha speso decine di migliaia di euro dei contribuenti in perizie utili solo a dimostrare la paventata pericolosità di taluni alberi, forse più “fastidiosi” che realmente pericolosi?

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Che ci sia qualcosa che non quadra lo si intuisce assistendo impotenti all’ennesimo recente crollo di una palma in piazza Lauro, nonostante la supervisione di ben due agronomi assoldati. Questo può significare solo due cose: o il crollo di un albero non è prevedibile (e allora a cosa serve la perizia?) oppure l’agronomo non è in grado di prevederlo (e allora a cosa serve l’agronomo?) Delle due l’una. O forse entrambe?

Quello che stiamo cercando di fare da anni con il Wwf è di condurre la problematica ad un approccio che sia realmente scientifico. Di perizie fatte con superficialità e di condanne a morte “spicciole” ne abbiamo viste fin troppe. Se tanti alberi giudicati pericolosi sono ancora in piedi è solo perché, sollecitati dai cittadini, ci siamo intromessi nella vicende pubbliche o private, dimostrando le lacune, la superficialità e la scarsa attendibilità di talune perizie prodotte. Ma non sempre il “contraddittorio costruttivo” è ben visto da chi deve far lavorare motoseghe & co.

Invece di preoccuparsi di abbattere gli alberi sarebbe auspicabile che una città come Sorrento, meta di migliaia di turisti da tutto il mondo, cominciasse ad applicarsi per restituire decoro al suo verde urbano implementando il patrimonio arboreo e progettando nuove aiuole e parchi naturali. Non ci si dovrebbe mai fermare dal piantare nuovi alberi e non dall’abbatterli.

Per dare un senso della sciattezza ambientale di Sorrento basti pensare che delle centinaia di palme morte, a causa del famigerato punteruolo rosso, nessuna è stata sostituita: nella migliore delle ipotesi la base delle palme tagliate è stata utilizzata come squallido portavaso.

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