Decesso dopo operazione all’ospedale di Sorrento, responso choc dall’autopsia

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SORRENTO. I medici avrebbero agito “senza la dovuta prudenza, diligenza e perizia”. E’ quanto si legge nella relazione dei sanitari che hanno effettuato l’autopsia sul corpo di Elena Migliozzi, la 77enne di Gragnano morta a settembre 2015 dopo un’operazione alla milza. Una vicenda per la quale sono indagati per omicidio colposo quattro camici bianchi in servizio presso l’ospedale di Sorrento, i chirurghi Pietro Gnarra e Loris Tango ed i radiologi Lucio Vitale e Chiara D’Errico.

L’anziana venne ricoverata il 10 settembre di due anni fa presso il presidio di Vico Equense per un ematoma alla gamba sinistra. I medici la sottoposero ad accertamenti per poi disporne il trasferimento a Sorrento visto che dall’ecografia era emersa la presenza di liquido nell’addome, per cui si rendeva necessaria una tac per verificare possibili lesioni interne. Al “Santa Maria della Misericordia” dopo i primi accertamenti venne effettuata un’ulteriore tac di controllo all’addome dalla quale risultò una presunta lesione della milza della paziente. Elena Migliozzi, che perdeva sangue dalla gamba sinistra già da un giorno e mezzo, a quel punto venne operata.

In sala operatoria, però, i medici si accorsero che la milza era intatta. La 77enne, affetta da pregressi problemi di salute, venne infine trasferita presso il reparto di Rianimazione dove il 13 settembre le sue condizioni si aggravano fino a provocarne il decesso. Dopo la denuncia presentata dal figlio della donna, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta per chiarire se la Migliozzi avesse o meno una lesione della milza e se l’intervento era effettivamente necessario.

Ora, dopo quasi due anni dall’autopsia, i medici legali si sono espressi parlando di un “evidente errore diagnostico”. Sarebbe emerso, infatti, che quella che i radiologi avevano indicato come una “lacerazione traumatica della milza”, era solo “una normale variante anatomica” dell’organo dell’anziana. Inoltre, aldilà dell’errore commesso dagli specialisti che effettuarono la tac, la scelta di eseguire una laparotomia esplorativa, secondo l’equipe che ha effettuato l’autopsia, fu “del tutto inadeguata alla luce dei dati clinici e strumentali pre-operatori” in possesso dei sanitari.

Secondo i medici legali, dunque, la causa del decesso è riconducibile fondamentalmente nell’”affezione infettiva alla gamba” della paziente. Si tiene conto anche del fatto che la donna era stata già ricoverata presso l’ospedale di Vico Equense con la diagnosi di “necrosi con ascesso alla gamba sinistra da riferita caduta accidentale”. Nonostante ciò, però, i camici bianchi di Sorrento si concentrarono successivamente sull’addome ritenuto traumatizzato, “tralasciando di prendere in considerazione l’arto inferiore”, tanto da determinare un “grave ritardo diagnostico e terapeutico”. Il referto è stato inviato alla Procura oplontina per i passi successivi.

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